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Renza Cerri

Con particolare piacere assolvo il compito affidatomi dalla Facoltà di Scienze della Formazione di pronunciare oggi la tradizionale Laudatio in occasione del conferimento della Laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche a Don Pascual Chavez Villanueva, Rettore Maggiore delle Congregazioni salesiane.
Questa Laurea honoris causa si fonda sulla sintesi di due diversi ordini di motivazioni, entrambi essenziali alla determinazione assunta dalla Facoltà: in primo luogo l’apprezzamento per il profilo personale di Don Pascual Chavez Villanueva, attento studioso di quanto attiene allo sviluppo civile e sociale delle popolazioni, soprattutto di quelle che definiamo abitualmente “le popolazioni del sud del mondo”, nonché delle tematiche proprie dell’educazione e della formazione umana, spirituale, civile, professionale dei giovani; in secondo luogo la stima per il suo ruolo di “nono successore di don Bosco”, come tale garante e testimone di uno stile relazionale e di un metodo educativo di cui la storia dell’educazione e la ricerca pedagogica e didattica riconoscono il valore, al di là di ogni collocazione confessionale.
La presenza qui oggi, accanto alle Autorità civili e religiose, al Magnifi co Rettore e agli illustri Colleghi che rappresentano l’Ateneo e la nostra Facoltà, di tanti ospiti in rappresentanza della Famiglia Salesiana e delle sue molteplici esperienze educative e sociali, ne conferma la rilevanza non solo accademica, ma anche concretamente operativa, la sua incisività in ambito sociale, la sua significatività nella sfera civile. Don Pascual Chavez è oggi anche Gran Cancelliere dell’Università Pontificia Salesiana, centro mondiale di indagine pedagogica e didattica, istituzione scientifica con cui diversi fra noi hanno collaborato e collaborano nell’attività di ricerca, attraverso importanti rapporti di studio con alcuni suoi noti ricercatori e docenti (Michele Pellerey, Guglielmo Malizia, Mario Comoglio), che, tra l’altro, abbiamo spesso ospitato in queste aule e con cui abbiamo realizzato interessanti progetti anche in parternariato con istituzioni locali. Veniamo all’eminente persona che oggi è fra noi: don Pascual Chavez Villanueva è nato in Messico, nella zona mineraria del nord del Paese dove, ragazzo, ha fatto esperienza diretta della formazione salesiana maturando la sua vocazione religiosa ed educativa e dove è stato ordinato sacerdote della congregazione di Don Bosco nel 1973. Dal 1975 al 1977 ha studiato a Roma, ottenendo la licenza in Sacra Scrittura ma anche il titolo per l’insegnamento di base delle discipline scientifiche. Una duplice preparazione, apportatrice di competenze concrete nel campo della conoscenza, del sostegno, della guida, della formazione per le giovani generazioni.
Al suo ritorno in Messico ha assunto la direzione dell’Istituto 28 Teologico di San Pedro Tlaquepaque e successivamente è stato nominato Ispettore della congregazione per la provincia di Mexico-Guadalajara, che comprende tutto il nord del Messico, fino ai confini con gli Stati Uniti. Zona di confine, appunto, di dolorosa e rischiosa emigrazione, di tensioni sociali, con cui ha modo di confrontare la sua conoscenza e preparazione, rafforzandole e vivificandole, impegnandosi nella fondazione e animazione di numerosi Oratori che assolvono il compito per il quale sono nati: offrire un ambiente di vita e di esperienza sociale, di preparazione e di lavoro per i giovani, soprattutto “gli ultimi”. Durante il suo incarico sono state attivate numerose opere lungo la frontiera con gli Stati Uniti.
Sono sorti gli oratori a Tijuana, Ciudad Juárez, Piedras Negras, Mochis. Scrive Don Chavez: “Siamo andati in queste realtà di frontiera, geografica e spirituale, per recuperare l’intuizione originaria di don Bosco, quella cioè di occuparsi dei giovani più bisognosi e di intervenire nei luoghi più caldi anche dal punto di vista sociale”. Nel 1995 è inviato in Spagna per conseguire il Dottorato in Teologia Biblica presso l’Università Cattolica di Salamanca e l’anno successivo diviene Consigliere Regionale della Congregazione salesiana per la Regione Interamericana. In questo ruolo è chiamato ad animare quattordici ispettorie, ovvero zone geograficamente e politicamente diverse del continente, una regione vasta ed estremamente variegata, con la presenza di molteplici culture e tradizioni, diversi vissuti e stili di vita, differenti forme politiche e sociali, nazioni del nord e del centro America, dei Carabi, della zona andina del sud America comprendente Columbia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia. In questo contesto si dispiega la sua sensibilità latino-americana, pratica e concreta, capace di leggere l’uomo nella sua realtà quotidiana, elaborando le categorie antropologiche dell’incarnazione e dell’inculturazione, affinando gli strumenti concettuali, affettivi, etici con cui leggere in profondità i “segni dei tempi”. È quella stessa sensibilità all’uomo concreto e alla sua “piccola grande” storia che abbiamo potuto leggere e vedere testimoniata in altri emblematici figli, naturali o adottivi, di quella terra. Per fare solo due esempi: la guatemalteca Rigoberta Menchu, premio Nobel “in riconoscimento dei suoi sforzi per la giustizia sociale e la riconciliazione etnoculturale basata sul rispetto per i diritti delle popolazioni indigene”, che proprio questa Facoltà ha insignito di Laurea Honoris Causa e Ivan Illich, che scelse il Messico per il suo Centro di interdocumentazione sulle tradizioni popolari latino-americane e sullo sviluppo delle istituzioni mondiali nel campo dell’educazione, della salute e dell’economia; complessa figura i cui scritti sociali e pedagogici ancora oggi hanno molto da dire proprio in riferimento all’impegno per l’educazione e la promozione civile delle giovani generazioni nei paesi più poveri del mondo. Questa sensibilità e intelligenza per l’uomo si salda in don Chavez Villanueva con il carisma dell’esperienza salesiana, per dirla in termini laici il “proprium” di un metodo educativo sperimentato e accreditato che ha all’origine, ben prima di un pensare pedagogicamente strutturato, la di sposizione d’animo di Don Giovanni Bosco per il quale 29 l’accoglienza della gioventù era basata non già su religione, ceto, status o cultura, ma su quel “Basta che siate giovani” con cui apriva le porte di Valdocco. L’impegno di Pascual Chavez come Rettor Maggiore dei Salesianiè infatti ancor oggi lo stesso: sostenere negli oratori e nelle scuole della Congregazione forze e competenze abili ad accogliere giovani di qualunque religione e cultura per sostenerne la crescita come persone, come soggetti attivi, al centro di ogni progetto formativo incardinato sui principi della socialità, della cooperazione, sulla valenza del gioco e dello sport, della formazione professionale seria, impegnativa e autenticamente abilitante al protagonismo civile. La prospettiva interculturale è quella che prevale nella sua azione, nelle sue parole, nei suoi scritti. Promuovendo, assecondando e servendo la presenza salesiana nelle zone calde del mondo fa esperienza delle maggiori complessità e contraddizioni della convivenza umana. La presenza in Pakistan, a Quetta, ai confini dell’Afghanistan, dove sono stati accolti moltissimi profughi della guerra lo ha portato a esprimere con limpidezza la prospettiva con cui leggere la coesistenza con l’Islam: “Il nostro dicastero per le missioni ha avviato da anni questo dialogo, e di fatto in alcune nostre scuole ci sono luoghi di preghiera appositi per i ragazzi difede musulmana che a volte sono la maggioranza degli studenti. Certo, da parte nostra noi professiamo chiaramente la nostra fede cristiana, come ci ha insegnato don Bosco, ma ci guardiamo bene dall’imporla. [...] Noi cerchiamo di formare dei cittadini che, pur di religioni diverse, possono convivere in una società e farla evolvere”. È evidente che al contrario di quanto tradizionalmente accade in ambito accademico, ove le “testimonianze” a sostegno del conferimento di una Laurea honoris causa sono soprattutto volumi e ricerche, in questo caso si tratta soprattutto dell’agire concreto, sostenuto certo da sapere, sapienza e competenza, accompagnato da scritti che ne sono lo sfondo e ne esplicitano il senso. Possiamo avvalerci di tre ordini di testimonianze scritte: le lettere circolari indirizzate ai membri della Congregazione; Discorsi e Messaggi pronunciati in differenti occasioni di ordine culturale, scientifico; Interventi pubblici sia sotto forma di intervista sia di pronunciamenti a carattere istituzionale. Le lettere costituiscono lo strumento del suo magistero come Rettor Maggiore, da cui emergono soprattutto la capacità di leggere e interpretare le sfide del tempo presente, di dare nome alle nuove emergenze sociali, educative e culturali, indicandone piste di soluzione a partire dall’incarnazione del metodo preventivo di Don Bosco. La lunga serie di Discorsi e Messaggi, pronunciati in varie occasioni ufficiali in tante parti del mondo, costituisce la traduzione per l’oggi del sistema educativo salesiano. Si tratta di scritti attinenti le scienze dell’educazione, di taglio ora più marcatamente pedagogico, ora più significativamente sociologico, ora a forte marcatura antropologica, come la scuola di fronte alle sfide attuali: verso una scuola inculturata e creatrice di cultura (2002) e "El sistema preventivo en el tempo de la globalizaciòn. El rostro humano de la globalizaciòn (2001)". Non manca l’approccio filosofico, testimoniato da 30 un corposo intervento del 2005 al Convegno internazionale su Emmanuel Mounier, dal titolo Vocazione, incarnazione, comunicazione: le tre dimensioni della persona. Infine l’orizzonte culturale, la profondità umana e il coraggio intellettuale di Pascual Chavez Villanueva si leggono in molteplici interventi pubblici. Ne cito due che appaiono particolarmente significativi e danno indicazione di una chiara linea di interpretazione della realtà nonché della scommessa sociale, politica nel più elevato senso del termine, culturale e pedagogica del Rettor Maggiore: un intervento del 2005 dall’esplicativo titolo Superare i contrasti con l’Islam ed uno, precedente di due anni in riferimento alla guerra in Iraq, che porta il titolo in spagnolo Salir de una guerra inmoral con un eficaz proyecto de paz (Uscire da una guerra immorale con un efficace progetto di pace).
Come mi pare evidente il carisma salesiano di attenzione all’uomo è ben sostenuto dalla personale ricerca sulle radici dell’umanità dell’uomo e dalla tensione continua a coniugare la lettura del presente con valori, idee e ideali “concretamente” costitutivi della convivenza civile per tutti gli uomini e le società: nella molteplicità delle culture, nella prospettiva tipicamente educativa del “progetto” sostenuto dalla speranza e dalla fiducia. In termini forse non scientifici, ma certo densi di una cifra formativa è quanto egli stesso ha espresso in apertura del messaggio ai giovani del movimento salesiano per il 2007: “Successore di un sognatore, ho fatto anch’io un sogno e ve lo voglio raccontare” La decisione di conferire a don Pascual Chavez Villanueva la Laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche riflette pertanto il desidero di tributare riconoscimento ad uno studioso che è anche, al contempo, davvero “educatore” e “ope ratore sociale” e che ben rappresenta la fattiva concretizzazione di una intuizione pedagogica sorta in una fase cruciale dello sviluppo economico, sociale e culturale dell’Italia, ma non ancora superata. Solo, forse, oggi estesa a confini mondiali.

Prof.ssa Renza Cerri


Ultimo aggiornamento 25/03/2019