Buon compleanno all’Erasmus, il programma di Mobilità studentesca che da 25 anni ci insegna a pensare europeo

Buon compleanno all’Erasmus, il programma di Mobilità studentesca che da 25 anni ci insegna a pensare europeo

Nato nel 1987 su iniziativa di un manipolo di funzionari della Commissione europea, il programma Erasmus è considerato da molti come la più riuscita delle iniziative realizzate dall'Unione Europea per i suoi cittadini.

E pensare che nel 1986, il Consiglio dei Ministri UE aveva bocciato la proposta della Commissione di istituire questo nuovo programma: l'istruzione non era una competenza europea, dunque secondo molti paesi membri non sussistevano né il bisogno né la base giuridica per un'iniziativa di questo genere. Fu grazie alla pressione di alcune associazioni studentesche europee, insieme al tenace negoziato intrapreso dalla Commissione e dal Parlamento Europeo, che la resistenza iniziale fu superata: il programma fu varato nel 1987 dalla Commissione Delors e i primi tremila coraggiosi “Erasmiani” si imbarcarono in questa avventura nell'autunno dello stesso anno.

L'istruzione restò (e resta) una competenza nazionale, ma l'Europa ha iniziato ad occuparsi anche di questo settore, con una competenza "soft", cioè con raccomandazioni, metodo aperto di coordinamento, interventi a favore della qualità e della dimensione europea nelle scuole, nelle università e negli istituti di istruzione di ogni ordine e grado. La parola "istruzione" è finalmente entrata a pieno titolo nei Trattati UE con un apposito articolo e con numerosissimi programmi e azioni, di cui Erasmus è certamente il fiore all'occhiello.

A tutt'oggi sono quasi un milione e mezzo i giovani che ne hanno beneficiato. A partire dalla sua nascita, il programma Erasmus è cresciuto in tutte le direzioni: gli studenti in partenza sono saliti a centosessantamila all'anno; i paesi partecipanti, inizialmente dodici, sono diventati trentuno, compresi i paesi dell'Europa Centro-Orientale e la Turchia.

La partecipazione italiana, coordinata dall'Agenzia Nazionale LLP - Socrates è significativa: ogni anno circa sedicimila connazionali partono per uno dei 31 paesi partecipanti e oltre 120 università, accademie e istituti di alta formazione partecipano alle varie azioni di Erasmus.
La meta più gettonata dagli studenti italiani è la Spagna, seguita dalla Francia, dalla Germania e dal Regno Unito. Analogamente, ad essere attratti dalle università italiane sono in primo luogo gli spagnoli, seguiti da tedeschi e francesi. Sono parzialmente cresciuti, in questi ultimi anni, anche gli scambi con i nuovi paesi dell'Europa allargata.

Il programma Erasmus ha visto crescere, oltre agli impressionanti dati quantitativi, anche la qualità degli scambi studenteschi: una migliore preparazione linguistica, nuovi strumenti per il riconoscimento dei periodi di studi all'estero (attraverso il sistema ECTS) e un migliore inserimento nella realtà del paese ospitante hanno permesso nel tempo di massimizzare gli effetti positivi dell'esperienza Erasmus.

Gli effetti positivi, riscontrati in numerose inchieste si possono riassumere in tre grandi elementi.
In primo luogo, è dimostrato che studiare e vivere all'estero per molti mesi sviluppa sicurezza, autostima, capacità di risolvere problemi e di comunicare, oltre naturalmente alle conoscenze linguistiche e culturali del paese di accoglienza. Si tratta di qualità e di competenze sempre più indispensabili per trovare un lavoro e soprattutto per trovare un lavoro appropriato agli studi e alle caratteristiche personali, evitando così il noto fenomeno di "sovraqualificazione" (si è rilevato che gli ex-studenti Erasmus tendono a trovare un lavoro adeguato al proprio livello di studi; spesso in un'ottica internazionale).
Oggi più del 90% degli studenti Erasmus si ritiene, a posteriori, soddisfatto o molto soddisfatto dell'esperienza di vita e più del 80% anche di quella accademica: studiare e vivere all'estero in un quadro organizzato cambia la vita e resta un'esperienza impagabile.
In secondo luogo, l'aver partecipato a un programma come Erasmus non può che sviluppare il senso di appartenenza a una comunità di valori e di destini quale è l'Europa, un autentico humus di cittadinanza europea.

Infine l'Erasmus ha costituito un formidabile strumento di apertura e di europeizzazione del nostro mondo universitario. Grazie al programma Erasmus gli studenti universitari hanno l'opportunità di trascorrere un periodo di studio in un'università o in un istituto di insegnamento superiore di un paese europeo diverso da quello di appartenenza, sulla base di accordi di mobilità stipulati tra le università. I corsi seguiti e gli esami sostenuti durante il soggiorno all'estero sono considerati parte integrante del piano di studi.

La mobilità Erasmus costituisce un vero e proprio trampolino di lancio per migliaia di giovani. Erasmus è un'esperienza che favorisce la cultura della tolleranza, promuove il dialogo tra culture diverse e incoraggia i giovani a pensare "europeo" e alla mobilità, sia nello studio che nel lavoro. Nonostante i numeri (più di un milione di studenti Erasmus, miliardi di euro spesi per finanziare la mobilità) mancano ricerche organiche, studi approfonditi, banche dati e documentazione scritta, manca l'analisi sociologica, psicologica, antropologica e storica di un fenomeno che andrebbe analizzato come la globalizzazione per le ripercussioni, non solo professionali, che ha avuto e continua ad avere sulla vita di così tanti individui: maturazione personale, sviluppo intellettuale, relativismo culturale ecc.

Visto con gli occhi dell'antropologo L'Erasmus può essere analizzato come un momento di passaggio che segna la vita di un individuo obbligandolo a fare i conti con se stesso. Visto con gli occhi del sociologo consente di osservare e scoprire sé stessi in mezzo agli altri, all'interno di una comunità, stimolando la riflessione e la critica nei confronti della società di provenienza. Lo psicologo ascriverebbe all'Erasmus i benefici della riflessività. Anche i più ostinati detrattori del processo d'integrazione europea hanno dovuto ammettere, sia pure a denti stretti, che "il programma Erasmus" è frutto di un'idea assolutamente geniale ed ha dato (e continua a dare) risultati molto positivi.

Dalle relazioni che gli studenti devono presentare al termine della loro esperienza emerge un quadro univoco: valutazione positiva della parte didattica e ricordo entusiastico della propria esperienza personale all'estero. Tutti la considerano una svolta nella propria vita. Alla recente conferenza internazionale di Copenhagen gli "ambasciatori Erasmus" hanno elaborato un "manifesto" che, in dieci punti, sancisce i risultati finora conseguiti e presenta le azioni da intraprendere in futuro.

La Commissione Europea vuole continuare a puntare sull'Erasmus, incentivando gli scambi culturali, per migliorare le competenze e sviluppare le abilità degli studenti. Quest'anno il progetto Erasmus festeggia il suo 25° anniversario mantenendo il primato di programma di maggior successo dell'Unione Europea.

Xhonjela Milloshi
GEG - ESN Genova
Tags