Convegno sul quarto centenario di William Shakespeare

Convegno sul quarto centenario di William Shakespeare

«Medievalia shakespeariana: Titus Andronicus»

Convegno sul quarto centenario di William Shakespeare«La più scorretta e indigesta fra tutte le sue [di Shakespeare] opere. Sembra un cumulo di rifiuti più che un’opera strutturata»; «difficilmente lo spettacolo barbaro e la generale mattanza che vi sono esibiti potrebbero essere ritenuti sopportabili da qualsiasi pubblico»; «uno dei drammi più stupidi e meno ispirati che siano mai stati scritti, un dramma di cui è incredibile anche soltanto pensare che Shakespeare ci abbia messo mano»: questi sono solo alcuni dei giudizi ‘stroncanti’ espressi nel corso dei secoli – l’ultimo è di Thomas Eliot, e data 1927 – in merito all’opera d’esordio di William Shakespeare, tragedia ambientata in una Roma assediata dai barbari che della barbarie sonda le implicazioni più intime, le più manifeste atrocità. «Ogni sera svenivano almeno tre spettatori, e uno spettacolo provocò venti malori», annotava Laurence Olivier che ne fu interprete nel 1955 a Stratford upon Avon. A dirigerlo c’era Peter Brook, deciso a ‘riabilitare’ questa potente tragedia plasmata di carne e di sangue, destinata a godere di maggiore fortuna proprio nel XX secolo, quando il confronto con l’Altro – l’altro da sé ma anche l’‘altro’ sopito in noi – si è fatto più spasmodico, pressante, e la violenza – sfacciata, esibita, involontariamente assimilata – è divenuta (come insegna Hannah Arendt) ‘banalmente’ familiare.


Anche per questo si è scelto il Titus Andronicus per celebrare il quarto centenario della morte del Bardo in un convegno dedicato soprattutto ad approfondire le influenze che la cultura medievale – specie quella letteraria, latina (Ovidio in primis) e volgare – esercitò sulla drammaturgia shakespeariana, e in ciò privilegiando un’ottica comparatistica e interdisciplinare grazie alla quale si sono potuti cogliere appieno le linee di sviluppo di alcuni temi di ‘lunga durata’ capaci di giungere fino alla contemporaneità. Come quello della mutilazione al femminile, motivo che attraversa ere e civiltà segnando tanto la tradizione fiabesca e letteraria – ne offre un esempio la «storia della fanciulla senza mani», racconto-tipo n° 706 della classificazione Aarne-Thompson diffuso in tutto il mondo e oggetto di infinite rielaborazioni – quanto, ben più duramente, il nostro consueto vissuto quotidiano.


Il convegno aveva inoltre valore di corso di aggiornamento rivolto a docenti di letteratura italiana e di lingue delle scuole superiori ai fini di incentivare i rapporti di continuità e interscambio fra i differenti livelli di docenza all’interno della pubblica istruzione, nonché di sollecitare un’approfondita riflessione sulle modalità della didattica e sulle potenzialità della sua valorizzazione.

Sonia Maura Barillari
Dipartimento di Italianistica, romanistica, antichistica, arti e spettacolo
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