Io che ho incontrato il Duca Bianco

Io che ho incontrato il Duca Bianco

Com'è stata disperatamente sognatrice la mia generazione, quella dei baby boomers di cui ha fatto parte il Duca Bianco! Quanta paura, disperazione, quanta voglia di ribellarsi e trasgredire eppure quanti sogni esprimono le canzoni, il personaggio che Bowie si era creato: l'uomo caduto sulla terra per fare capire a noi esseri grigi e normali che si poteva vivere trasgredendo.
Abbiamo attraversato il XX secolo, noi boomers e tu Duca, in un attimo tra sesso, droga e rok 'n roll, oggi siamo qui a raccontarlo ai nostri figli come fosse una favola, mai esistita.
Abbiamo cercato di esorcizzare la morte anche se la droga ce l'ha fatta vedere in faccia, Bowie in particolare nei suoi film moriva sempre, era un gesto apotropaico.


Sesso, droga e rok'nroll, ha sperimentato tutto perchè lui è sempre stata avido di esperienze, ma non superficialmente e secondo gli stereotipi, semmai per capire quale siano i limiti dell'uomo.
Sesso Bowie è stato il re dell'ambiguità, della bisessualità. Bello e maledetto, penso che il messaggio che ha voluto dare sia: “Sarà l'unico vero sesso quello che ci propone la morale comune?”
Droga: questa è una pagina tragica della sua e della nostra storia. Con Heroes, all'apice del baratro, chiede aiuto. Volevamo tutto e subito non volevamo limiti, volevamo andare al di là del nostro povero corpo, ma …..
Quanto al rock Rebel è un pezzo rock, perchè se per rock si intende musica ribelle, allora Bowie è un cantante rock, ma limitare la sua musica a questo genere solo è sbagliato.


Il suo ultimo CD quello che ha presentato a gennaio pochi giorni prima di morire., minato già dal male, ma dignitosissimo nel dissimularlo, annuncia la sua morte. C'è, infatti, un uomo sofferente su un letto che sembra un letto di ospedale i cui occhi bendati sono due bottoni. A questa immagine si alterna un Bowie in piedi che danza felice. Il finale vede lui che entra in un armadio le cui ante aprono il video. Le parole della canzone raccontano che ci fu un tempo in cui fu felice, ma che terminò presto e ora è giù a terra abbattuto, morente. Forse sono condizionato dal fatto che pochi giorni dopo è morto, ma non credo di scostarmi dal vero.


Ho conosciuto Bowie, negli studi di ”Quelli che il calcio”, quando la trasmissione era all'apice del successo. Non ricordo più se fosse già Simona Ventura a presentare il programma o ancora Fabio Fazio, perchè su tutto è preminente il suo ricordo del giorno in cui venne a provare la sua canzone in studio. Ero l'autore demandato al compito di assistere alle prove quella mattina. In effetti avevo fatto di tutto per essere io il fortunato, dal momento che alle prove della domenica partecipava, quasi sempre di mala voglia, un autore volontario. Mi avevano detto che il tipo era altezzoso e scostante, mi trovai di fronte invece, un uomo gentile, di poche parole, vestito con un abito di fustagno a coste, elegantissimo. Sembrava un proprietario terriero inglese. Non avresti detto, vedendolo così, che quello era l'uomo caduto dal cielo, sembrava “normale” come tutti noi. Alla fine della canzone chiese con molta gentilezza se al regista quella prova era sufficiente e quando Paolo Beldì, il regista, dette il suo ok, se ne andò, ma prima si informò presso di me sull'ora della sua convocazione e si ripresentò puntualissimo. È una stupidaggine, non è successo niente di memorabile, non so però quanti possano raccontare di avere passato 10 minuti della vita con David Bowie, mio coetaneo.

Felice Rossello
Dipartimento di Scienze della Formazione
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