Trapianto di midollo osseo: nuove prospettive

Trapianto di midollo osseo: nuove prospettive

Trapianto di midollo osseo: nuove prospettiveIl midollo osseo è un organo complesso e dinamico, protagonista della produzione di cellule ematiche e potenzialmente coinvolto in molte malattie oncologiche, infiammatorie e degenerative. Ogni giorno, per tutta la vita, il sistema ematopoietico fabbrica circa 100 miliardi di globuli rossi e 100 miliardi di globuli bianchi. Lavorando di approssimazione e con un minimo di geometria, si tratta di 50 cc di tessuto, l'equivalente di una fetta di torta, che ogni giorno, per tutta la vita, viene disperso nel mare del sangue, per essere ricostituito al costo di uno sforzo produttivo eroico. E questo sforzo diventa inaudito nei pazienti neoplastici, quando il midollo eliminato da chemio- o radioterapia, deve essere sostituito dalle cellule di un donatore o del cordone ombelicale tramite un trapianto. In questo caso, il ripristino della produzione cellulare deve avvenire a tempo di record, e deve essere simultaneo alla rigenerazione del tessuto ematopoietico.

Il meccanismo alla base di questa ricostituzione è ancora largamente incognito, ma l'articolo recentemente apparso su Blood a opera di un gruppo di ricerca interdisciplinare che comprende ricercatori dell'Istituto Gaslini (Francesco Frassoni e Marina Podestà), del CNR (Cecilia Marini, Anna Maria Massone, Cristina Campi), dell'Università di Genova (Gianmario Sambuceti, Francesco Fiz, Gianluca Bottoni, Roberta Piva, Francesca Bongioanni, Michele Piana) e dell'IRCCS San Martino IST (Andrea Bacigalupo) ha fornito una prospettiva al problema per molti aspetti completamente inedita.

L'approccio di questo studio è quasi letterario: si tratta di capire quale metafora meglio descriva il processo che trasforma un grumo di cellule staminali trapiantate, in un sistema ematopoietico nuovamente funzionante. Poichè in un adulto sano il midollo attivo occupa soltanto lo spazio intra-osseo di vertebre, sterno e bacino (nei bimbi il midollo attivo occupa tutto lo spazio intra-osseo), questo fenomeno ammette, a priori, due possibili scenari: nel primo, il midollo riattivato ripristina l'attività soltanto negli stessi siti che, prima della malattia, ospitavano il tessuto sano, costringendoli però a lavorare a cottimo per raggiungere la piena funzionalità ematopoietica il più presto possibile; nel secondo, il trapianto espande la colonizzazione dello scheletro alle regioni ormai inerti (le ossa lunghe di gambe e braccia), come in una sorta di modernissima de-localizzazione produttiva. La risposta al mistero è rappresentata nella figura, ottenuta applicando strumenti computazionali piuttosto sofisticati a dati di tomografia a emissione di positroni (PET). Ed è una risposta inequivocabile: il trapianto di cellule staminali ematopoietiche espande la distribuzione del midollo osseo ri-colonizzando le aree abbandonate con l'età (e si tratta di un'opera di espansione particolarmente eroica nel caso del trapianto tramite cordone, visto che, in questo caso, la ricolonizzazione richiede uno sforzo di almeno un ordine di grandezza maggiore rispetto a quello richiesto alle cellule staminali adulte). De-localizziamo, quindi, e per chi ama le interpretazioni filosofiche, c'è di che restare attoniti: è quasi come aver scoperto l'elisir di lunga vita, nella forma cruenta e dolorosa di una terapia cellulare capace di ringiovanire il tessuto midollare in soli trenta giorni e in modo indipendente dal tipo di cellule staminali ematopoietiche utilizzate.

Michele Piana, Dipartimento di Matematica, Università di Genova
Francesco Frassoni, Istituto Gaslini, Genova
Marina Podestà, Istituto Gaslini, Genova
Gianmario Sambuceti, Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Genova
Anna Maria Massone, CNR - SPIN, Genova
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