Lo sviluppo turistico, tra limiti e opportunità

Lo sviluppo turistico, tra limiti e opportunità

L'importanza del settore turistico non è in discussione.
Lo sviluppo turistico, tra limiti e opportunitàI dati dell'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) segnalano flussi internazionali sistematicamente crescenti dal 2009, che hanno raggiunto i 1.138 milioni di arrivi nel 2014 (+4,7% rispetto al 2013), dando origine al 9% del prodotto interno lordo mondiale. L'Europa si conferma l'area più visitata del pianeta, registrando il 51,7% di arrivi (pari a 588 milioni, +3,9% rispetto al 2013).
In questo quadro, il posizionamento dell'Italia è complessivamente lusinghiero, ma altresì migliorabile. Il nostro Paese risulta, a livello mondiale, 5° per arrivi (48 milioni nel 2013) e 6° per introiti ($ 44 miliardi) e, a livello europeo, 3° dopo Francia (1ª per arrivi, dell'80% superiori a quelli italiani) e Spagna (1ª per introiti, del 40% superiori a quelli italiani). Del resto, facendo riferimento ad un indicatore composito di competitività settoriale, il report 2015 recentemente diffuso dal World Economic Forum accredita l'Italia di un posizionamento ulteriormente arretrato, 8ª a livello mondiale e 6ª a livello europeo.
Si tratta, in ogni caso, di flussi significativi, che (sulla base di dati ISTAT) generano oltre un quarto dei consumi turistici complessivi effettuati nel nostro Paese, concorrendo alla formazione di un valore aggiunto di oltre € 80 miliardi (pari al 6% del totale).
Al di là del dato quantitativo, di per sé ragguardevole, è interessante la distribuzione della ricchezza prodotta, che, oltre a confermare il rilevante peso delle attività ricettive (46% del totale), di ristorazione (9%) e di trasporto (11%), evidenzia due dati di segno opposto: il peso marginale dei servizi culturali, sportivi e ricreativi (2% del totale) e, per converso, il peso notevole della distribuzione commerciale e della produzione di beni e servizi non specificamente turistici (31% del totale). Entrambi questi dati possono essere letti in termini di opportunità: il primo, rispetto alle potenzialità tuttora inespresse di uno dei più ricchi patrimoni culturali e artistici a livello mondiale; il secondo, rispetto alla funzione di volano che un sistema turistico ben congegnato può assumere nei confronti della complessiva economia nazionale, regionale e locale.
Queste evidenze dimostrano quindi l'importanza del settore turistico, ma ne sottolineano anche la complessità. Quella turistica si profila, a ben vedere, come un'attività economica trasversale, definita dalla domanda piuttosto che dall'offerta, che si risolve nella produzione e nel consumo di prodotti di molte industrie eterogenee e coinvolge un elevato numero di attori (variegato dal lato sia della domanda che dell’offerta), rendendo difficile la rilevazione di dati e informazioni e la conseguente definizione di politiche efficaci. Si tratta, pertanto, di un settore che, per essere sviluppato in modo proficuo, responsabile e sostenibile, richiede appropriate competenze specialistiche, necessarie alla definizione di politiche nazionali efficaci, al disegno di sistemi turistici locali efficienti, al dispiegamento di sinergie pubblico-privato ed alla formulazione di strategie di "coopetizione" tra operatori.

Federico Fontana
Coordinatore corso di laurea in Scienze del turismo: impresa, cultura e territorio
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