Le foreste di corallo del Mediterraneo e la pesca artigianale sostenibile

Le foreste di corallo del Mediterraneo e la pesca artigianale sostenibile

Foresta di corallo nero (Antipathella subpinnata)Per molto tempo si è fantasticato di foreste sul fondo degli abissi e la scoperta di animali simili a piante, gli zoofiti settecenteschi, non ha fatto altro che aumentare questa immaginifica aspettativa. Oggi sappiamo che queste foreste esistono davvero ma sono costituite non da piante ma da animali - gorgonie, coralli neri e idrozoi - e la struttura del paesaggio è eminentemente animale: se la botanica è la regina delle terre emerse, la zoologia lo è dell’ambiente marino.

L’influenza di questi organismi arborescenti sugli ecosistemi del fondo è enorme. La loro struttura conferisce tridimensionalità al substrato, aumenta le possibilità di nuove nicchie ecologiche, rappresenta un polo di attrazione per una ricchissima fauna associata di piccoli invertebrati ed, inoltre, favorisce lo sviluppo di abbondante pesce pregiato. Proprio la ricchezza della vita che ospitano costituisce un grave rischio per le foreste sottomarine.

In Mediterraneo, la pesca artigianale, tramite reti da posta o palangari, e la pesca ricreativa si concentrano soprattutto intorno alle secche rocciose popolate da coralli ed altri organismi strutturanti che fungono da rifugio per numerose prede di elevato pregio economico. Gli attrezzi si afferrano nei rami dei grandi coralli arborescenti, danneggiandoli, oppure vengono perduti trasformandosi in reti fantasma che, per lungo tempo, continuano a pescare prede che nessuno raccoglierà mai. Appesantiti dagli organismi che vi si insediano, gli attrezzi si appoggiano lentamente sul fondo soffocando le comunità che popolano il fondale marino. Indagini sottomarine hanno verificato negli ultimi anni drammatici impatti sulle comunità bentoniche profonde dei nostri mari con gravi conseguenze, di fatto, anche sulla produzione della pesca artigianale che gravita su questi ambienti.

Colonie di corallo rosso impattate da una rete persaAllo scopo di valutare il fenomeno in termini quantitativi e di promuovere pratiche responsabili per la pesca artigianale in grado di garantire la conservazione degli ecosistemi bentonici del bacino del Mediterraneo nel rispetto delle tradizioni di pesca è in corso un progetto di ricerca transfrontaliero biennale finanziato dall’Unione Europea e coordinato dalla Fondazione Biodiversità del Ministero spagnolo dell’ Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Fundación Biodiversidad) dal nome “Conservazione di ecosistemi e pesca artigianale sostenibile nel bacino del Mediterraneo (ENPI-ECOSAFIMED)” che prevede la collaborazione tra l'Istituto di Scienze del Mare del CSIC di Barcellona, l'Istituto Nazionale di Scienze Marine e Tecnologia di Tunisi e l'Università di Genova, Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita. L'obiettivo finale del progetto è l'elaborazione di raccomandazioni gestionali per le marinerie artigianali del Mediterraneo, in modo da assicurare la compatibilità delle attività di pesca con un buono stato di conservazione degli habitat marini. Un primo passo verso la conservazione delle foreste marine del Mediterraneo.

Marzia Bo e Giorgio Bavestrello
Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita

Loghi ECOSAFIMED, European Union, ENPI CBCMED

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