Disparità socio-culturali e sviluppo linguistico

Disparità socio-culturali e sviluppo linguistico

Il 30 gennaio u.s. si è svolta la IX Giornata scientifica del Polo “M.T. Bozzo”, sul tema “Disparità socio-culturale e difficoltà di apprendimento”. Tra i temi trattati, quello dell’influenza dello status socio-economico (SES) sullo sviluppo linguistico. Come spesso è stato sottolineato, l’acquisizione del linguaggio è piuttosto “robusta”, nel senso che i bambini italiani, americani o cinesi sviluppano il linguaggio nelle differenti culture, malgrado la diversità delle esperienze linguistiche. I processi spontanei di acquisizione non sono tuttavia indipendenti dalle variazioni ambientali. Le differenze nello status socio-economico (SES) sono tra i fattori che maggiormente influiscono sulle notevoli e precoci differenze in questo ambito; i bambini di condizioni socio-economiche svantaggiate già all’ingresso alla scuola dell’infanzia evidenziano minori capacità verbali e cognitive rispetto ai coetanei di migliore condizione, e tali disparità sono predittive di successive differenze nel successo o fallimento scolastico. Gli effetti del basso SES sono ampiamente spiegati da due fattori che svolgono sempre un ruolo cruciale nell’acquisizione e nello sviluppo linguistico, vale a dire le caratteristiche dell’input che gli adulti rivolgono ai bambini e la qualità dello stile educativo genitoriale. La letteratura evidenzia concordemente come le madri di alto SES, rispetto alle altre, abbiano un vocabolario più ampio, con termini di uso meno comune, producano enunciati più lunghi e complessi, formulino un maggior numero di domande aperte, sviluppino narrazioni più lineari e siano più abili nello stimolare la conversazione con i figli. Inoltre, i climi educativi in cui vivono i bambini appartenenti a famiglie svantaggiate, a causa delle maggiori difficoltà, fatica e stress quotidiani, sono spesso caratterizzati da minori attenzioni individualizzate, maggiore ricorso a direttive non necessarie e a punizioni inspiegate, maggiore tendenza a imporre al figlio il proprio progetto, coartando le sue iniziative. Questi comportamenti sono alla base di differenze significative e precoci nella competenza comunicativa e linguistica dei bambini appartenenti a famiglie di basso o di alto SES, differenze che tendono ad amplificarsi nel corso degli anni e a proiettarsi anche nell’età adulta.


La ricerca conferma come significativi ritardi linguistici nell’età prescolare aumentino la probabilità di scarse prestazioni a scuola, di ritardo e di abbandono scolastico e siano correlati, nelle età successive, con problemi emotivi e relazionali. Come sottolinea l’economista James Heckman (2011), intervenire precocemente per colmare disparità e prevenire gap nell’apprendimento è fondamentale, anche se si considera esclusivamente il ritorno economico, più facilmente valorizzato dalle scelte politiche.


L’investimento precoce ci consente di modellare il futuro, mentre l’investimento tardivo ci costringe ad adattarci alle opportunità perdute del passato, nel tentativo, costoso e spesso inefficace, di attenuare deficit radicati e difficili da scalfire.

Alda Maria Scopesi
Dipartimento di Scienze della Formazione
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