La Turchia: analisi, prospettive ed opportunità per le imprese genovesi

La Turchia: analisi, prospettive ed opportunità per le imprese genovesi

I rapporti commerciali e culturali tra Genova e la Turchia non sono certo un fatto recente e hanno avuto, negli ultimi anni, una crescita significativa. Per questo il Dipartimento di Economia, su richiesta della Camera di Commercio di Genova, ha realizzato un rapporto di ricerca volto ad analizzare il contesto economico-produttivo turco, ad individuare i principali fattori di attrattività e, nel contempo, i limiti all’accessibilità del mercato che ancora permangono.


La centralità geografica e geopolitica è un fattore importante e caratteristico del Paese: la Turchia ha un accordo di Unione doganale con la UE, fa parte della Nato e del G20 ed è diventata “partner di dialogo” della Shangai Cooperation Organization. Quest’ultimo accordo è segno di una politica estera turca sempre più dinamica, pragmatica e svincolata da un’univoca appartenenza al campo occidentale. Conferma l’orientamento verso quelle economie che, al contrario delle europee, sono in forte crescita.


Tra i fattori di attrattività vanno segnalati la rilevante e rapida crescita economica, l’apertura internazionale, l’aumento del tenore di vita, il passaggio da un’economia agricola ad una industrializzata con una buona dotazione infrastrutturale. Progressi sono stati realizzati nell’ambito dei fattori di supporto allo sviluppo, come la formazione, l’innovazione, l’adozione e la diffusione delle ICT, nonché l’insieme di politiche e strumenti volti a sviluppare aree in ritardo e ad attrarre investimenti.
In tale contesto, l’Italia si colloca in una posizione di potenziale vantaggio (pur in presenza di una crescita della competizione sul mercato interno) sia relativamente alle produzioni “made in Italy” sia per la fornitura di tecnologie nei settori trainanti (meccanica, costruzioni, impiantistica, trasporti, agro-alimentare, tessile-abbigliamento).
In un quadro di rapido sviluppo e forti potenzialità, permangono tuttavia fattori di rischio e di limitata accessibilità. Ricordiamo la presenza di ostacoli alla libertà economica, una scarsa trasparenza e difficoltà nell’interpretazione e applicazione della normativa, difficoltà nell’accesso e costo del credito, ecc.. Sul fronte degli scambi internazionali, permangono restrizioni, dazi ed alcune barriere non tariffarie (relative a procedure di sdoganamento, documentazioni e certificazioni richieste, ecc.). Esistono anche problematiche relative alla protezione della proprietà intellettuale e alla diffusione dell’Italian sounding per cui molti prodotti e attività commerciali hanno nomi esplicitamente italiani anche senza avere alcun legame con l’Italia.


Infine, le differenze culturali sono importanti e devono essere tenute in conto sia con riferimento alle caratteristiche del mercato di sbocco dei prodotti o servizi italiani (gusti, modalità di consumo o di utilizzo dei prodotti) sia con riferimento alle specificità delle relazioni d’affari e alle modalità di negoziazione sia, infine, relativamente al personale reclutato in loco. Spesso le differenze culturali vengono sottovalutate sebbene possano essere foriere di difficoltà, se non di fallimenti. In un contesto come quello turco in cui permangono gusti, sensibilità, religione, valori diversi, soprattutto al di fuori delle grandi aree urbane, le differenze vanno opportunamente conosciute e gestite adeguatamente.


Occorre quindi prepararsi a svolgere un’attività imprenditoriale in un contesto civile e culturale che presenta proprie specificità e differenze rispetto a quello italiano. Ma questa, dobbiamo ricordarlo, è proprio la sfida dell’internazionalizzazione e degli imprenditori che ne sono protagonisti.

Clara Benevolo
Dipartimento di Economia
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