La mappatura dei beni confiscati alla criminalità organizzata: uno strumento di democrazia partecipata

La mappatura dei beni confiscati alla criminalità organizzata: uno strumento di democrazia partecipata

Il progetto di georeferenziazione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata presenti nel territorio ligure nasce dalla collaborazione tra Regione Liguria, Università degli Studi di Bologna e Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie, che ne sono diretti promotori. L’intervento di mappatura e ricognizione è inserito in un tirocinio previsto nel percorso di studi del Master bolognese sulla “gestione e riutilizzo di beni e aziende sequestrati e confiscati alle mafie”, intitolato alla memoria di Pio La Torre. Il tirocinio si è svolto presso il Servizio Affari Generali della Presidenza in sinergia con il Settore Pianificazione territoriale e demanio marittimo della Regione Liguria.


La bottega In scia straddaObiettivo del lavoro è rendere fruibili dati e informazioni relativi a beni immobili che, grazie alla normativa antimafia, vengono sottratti alla criminalità e restituiti alla collettività per finalità sociali, come ad esempio la bottega “In scia stradda” di Vico Mele, nel cuore del sestiere della Maddalena.


L’attività di mappatura è stata costruita attraverso una raccolta preventiva degli atti giudiziari e amministrativi che interessano le diverse vicende dei beni immobili confiscati oggetto di studio. Per ogni bene è stata realizzata una scheda descrittiva che illustra lo storico giudiziario, ovvero il profilo criminale del "prevenuto", la descrizione del bene, i dati catastali, la destinazione del bene e i progetti di riutilizzo sociale. Sono stati effettuati sopralluoghi su ciascun bene, in collaborazione con le amministrazioni comunali interessate. Per la raccolta dei dati ci si è avvalsi della collaborazione delle Prefetture, dei Tribunali, dell'Agenzia del Demanio, dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati di Milano e degli operatori e volontari dell’associazione Libera.


I beni sono stati geolocalizzati con l’ausilio dei programmi SIT (Sistemi informativi territoriali) e collegati alla cartografia regionale del PTR (Piano territoriale regionale).
Il lavoro verrà pubblicato sul sito di Regione Liguria, in una sezione dedicata, e sarà presentato pubblicamente il 5 giugno p.v. presso le sale di Regione Liguria.

Dal lavoro svolto è emersa con forza la necessità, non più rimandabile, di dotare il nostro territorio di strumenti adeguati di analisi e conoscenza del fenomeno mafioso.
È auspicabile quindi che, in forza della convenzione esistente tra Regione Liguria, Università di Genova e Libera, e sulla falsariga di quanto fatto negli anni scorsi da altri Atenei del Nord Italia, anche l’Università degli Studi di Genova prenda in considerazione l’ipotesi di inserire nella propria offerta formativa percorsi di studio dedicati alla comprensione e all’analisi del fenomeno mafioso nella sua globalità.

 

Raffaella Ramirez
Master in Gestione e riutilizzo di beni e aziende sequestrati e confiscati alle mafie, Fondazione Almamater Studiorum Università di Bologna
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