Strategia comunicativa per vincere le elezioni

Strategia comunicativa per vincere le elezioni

Nell’era del marketing per vincere le elezioni diventa sempre più importante saper scegliere la strategia comunicativa più adatta al contesto di riferimento. Non a caso la direzione e la gestione delle campagne elettorali vengono affidate sempre più frequentemente a professionisti esterni specializzati in pubblicità e comunicazione ancor prima che agli attivisti del partito coinvolto.


Questo libro analizza il «negative campaigning», vale a dire un particolare tipo di strategia elettorale finalizzata in primo luogo a mettere in luce le debolezze dell’avversario, sia politiche che personali.


Nata negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, questo tipo di tattica si è progressivamente diffusa, in tempi più recenti, in quasi tutto il contesto europeo.


In particolare dopo aver effettuato un’attenta analisi della letteratura scientifica di riferimento e numerose interviste a professionisti del settore, il volume mette in evidenza tre aspetti fondamentali: prima di tutto la mancanza, ad oggi, di una definizione univoca e condivisa dell’oggetto in esame. In secondo luogo, la differenza tra “messaggio negativo” (sporadico, utilizzato in quasi tutte le campagne elettorali e finalizzato a marcare le differenze tra un candidato e gli altri) e “campagna negativa” (più strutturata, molto diffusa negli Usa ma utilizzata solo in rari casi nell’ambito italiano).


Infine, il libro analizza le condizioni che rendono efficace il ricorso a questo tipo di strategia: premesso che è sempre molto difficile riuscire a misurare con esattezza gli effetti diretti e indiretti di una campagna elettorale, dalle ricerche condotte sull’argomento emergono alcuni elementi che ragionevolmente contribuiscono a rendere efficace l’utilizzo di una campagna di comunicazione di stampo denigratorio; prima di tutto, l’accusa rivolta all’avversario deve risultare veritiera, altrimenti l’attacco di trasforma in un boomerang per il candidato attacker. Secondariamente, l’attacco stesso deve essere incentrato su temi considerati di primaria importanza per l’elettorato e l’opinione pubblica, indipendentemente dal fatto che riguardi la sfera personale piuttosto che quella politica del candidato attaccato; i due elementi, infatti, risultano sempre più spesso complementari e non alternativi tra di loro. Da ultimo, ma non certo per importanza, gioca un ruolo fondamentale anche il momento in cui viene lanciato l’attacco: tanto più ci si avvicina alla data delle elezioni, tanto più i toni, da entrambe le parti, si alzeranno e i messaggi verranno maggiormente ricordati dagli elettori.


Il fatto di iniziare una campagna con un messaggio denigratorio dà spesso l’impressione, agli occhi dell’opinione pubblica, di debolezza e mancanza di proposte da parte dell’attacker.

Luca Cordani
Dottore di ricerca in Scienza Politica presso l'Università di Pavia
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