La conciliazione lavoro-famiglia e il significato dell’esperienza lavorativa presso l’Ateneo genovese

La conciliazione lavoro-famiglia e il significato dell’esperienza lavorativa presso l’Ateneo genovese

La ricerca è stata promossa dal Comitato per le Pari Opportunità e rivolta a tutte le persone che, a vario titolo, lavorano nella nostra Università. Coordinata dal prof. Stefano Poli (Di.s.for), già Vice-presidente del CPO nel triennio accademico 2010-2013, l’analisi si è concentrata su due ambiti tematici: la conciliazione lavoro-famiglia e il significato dell’esperienza lavorativa presso l’Ateneo genovese.


L’obiettivo fondamentale della nostra indagine è stato quello di rilevare i bisogni, le aspettative e le percezioni del personale in relazione alle proprie condizioni lavorative, partendo direttamente dal punto di vista espresso dai soggetti coinvolti.
Tale obiettivo ha inciso sulle scelte metodologiche della ricerca che, combinando strumenti tipici dell’indagine quali-quantitativa, si è articolata in più fasi: in primo luogo, nel 2011 sono stati realizzati alcuni focus-group con testimoni c.d. qualificati, appartenenti alle diverse categorie del personale (docenti, ricercator*, personale TABS); in secondo luogo, sulla base delle indicazioni emerse nel corso delle interviste condotte nei vari focus group, è stato predisposto il testo di un questionario, somministrato online nell’autunno del 2012 a tutto il personale in servizio, anche quello assunto a tempo determinato.


Già il dato relativo alla partecipazione è significativo, in quanto rispecchia un campione autoselezionato, evidentemente più sensibile, per condizioni personali e professionali, alle questioni trattate.

Dei 425 rispondenti, infatti, tre quarti hanno meno di cinquant’anni e due terzi sono donne, e anche su queste donne, come emerge dall’indagine, gravano maggiori carichi di cura rispetto ai colleghi uomini. Quanto all’incidenza della categoria lavorativa di appartenenza, la partecipazione del personale TABS è stata, in termini percentuali, leggermente più alta rispetto a quella del personale docente (con uno scarto del 10%), ma il dato forse più degno di nota riguarda il riscontro, decisamente positivo, venuto dal personale “non strutturato”, specie per quanto riguarda la componente docente: più di un quinto dei rispondenti, infatti, sono, “precari” della ricerca (in particolare dottorandi, assegnisti, borsisti).


Si tratta di un campione qualitativamente significativo, che offre importante materiale di riflessione, soprattutto nell’ottica dell’elaborazione di risposte e di interventi idonei a migliorare le condizioni di chi lavora nel nostro Ateneo.


Una prima occasione concreta per mettere a frutto almeno alcuni dei risultati emersi dalla ricerca, sarà fornita, a breve, dalla definizione del Piano di Azioni positive (“PAP”), che il nostro Ateneo, come tutte le Pubbliche Amministrazioni, è tenuto ad adottare per il prossimo triennio in adempimento di un obbligo legale.
In particolare, proprio alla luce dei bisogni rilevati sul fronte della conciliazione lavoro-famiglia, nella fase di stesura del PAP il CPO intende proporre, oltre all’ampliamento delle già attivate convenzioni agevolate con gli asili nido accreditati (di cui possono usufruire anche le/gli studentesse/studenti, e il personale non strutturato), l’avvio di analoghe convenzioni con centri estivi per bambini: ciò in vista di far fronte alle esigenze di conciliazione del personale durante le vacanze scolastiche (esigenze che, nel nostro Ateneo come altrove, talvolta impongono, specie alle donne, la richiesta del part time). Inoltre, poiché la nostra indagine ha messo in luce come, oggi più di ieri, i compiti di accudimento con cui il personale dell’Ateneo genovese si trova a fare i conti non riguardano solo bambini, ma anche (o soltanto) anziani, spesso non autosufficienti, non mancheranno proposte relative all’attivazione in via sperimentale di forme di agevolazione per l’assistenza a favore di tale categoria di soggetti.

Sul fronte del secondo ambito tematico della ricerca - la percezione del significato dell’esperienza lavorativa presso l’Ateneo genovese -, gli spazi di intervento da parte del CPO sono più ridotti rispetto all’ambito della conciliazione, anche se alcuni dati qualitativi emersi dai questionari in relazione ai recenti processi di riorganizzazione e di valutazione che hanno coinvolto il personale (specie TABS), offrono spunti interessanti per la progettazione di iniziative formative volte allo sviluppo di meta-competenze in materia, ad esempio, di valorizzazione delle risorse umane e di gestione dei conflitti. È chiaro però che, in questo delicato ambito, venendo in gioco il benessere organizzativo del personale TABS, cruciale sarà il ruolo svolto dal neo-costituito Comitato Unico di Garanzia del nostro Ateneo, che il CPO si appresta ad affiancare sui temi d’interesse comune con spirito di fattiva collaborazione.

I risultati della ricerca sono stati presentati Il 20 dicembre 2013 nell’Aula Magna del Palazzo dell’Università, con una replica il 16 gennaio 2014 nell’Aula Magna di Medicina.

Per ulteriori informazioni relative all’indagine, di cui non è stato possibile dare qui conto nel dettaglio, si rinvia alla presentazione disponibile nel sito del CPO alla pagina

http://www.cpo.unige.it/progetti/progetto_rilevazione_bisogni.shtml.

Isabel Fanlo Cortés
Presidente del Comitato per le Pari Opportunità dell’Ateneo
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