Riciclo creativo e impresa

Riciclo creativo e impresa

IoRicreo al Maker Faire di Roma


Creatività e riciclo, nell’era degli sprechi e nella crisi dei modelli di sviluppo consumistici: questa la filosofia del gruppo “IoRicreo”, associazione tutta genovese fondata da Francesco Di Biaso e che si avvale della collaborazione di Antonio Crugliano, artigiano e oggi docente di Interacting Design allo IED di Milano. “Costruire, inventare, creare e ricreare da quello che di solito si butta via” (www.ioricreo.org).

Dopo alcune partecipazioni al “Festival della Scienza”, “IoRicreo” è stato quest’anno ospitato dalla prima edizione europea del prestigioso “Maker Faire”, fiera internazionale di inventori di tutte le età e provenienze, tenutasi a Roma dal 3 al 6 ottobre scorsi (le edizioni precedenti a New York, in California e a Tokyo).

Il laboratorio, proposto con la collaborazione della sottoscritta, “re-Phone: make your upcyclable toy device”, permette di ricreare con oggetti di scarto un telefono, simbolo per eccellenza di tecnologia e comunicazione. L’installazione interattiva, composta da un emettitore di suono e da un telefono costruito a partire da un filo teso tra due barattoli, innesca un gioco comunicativo tra gli spettatori che, nella semplicità del processo sviluppa concretamente la metafora jakobsoniana della comunicazione umana e permette di visualizzare concetti cardine della teoria dell’informazione quali “segnale”, “emittente”, “ricevente”, “canale di trasmissione”, “dispersione ambientale”.

Un processo comunicativo è infatti intrinsecamente un riciclaggio ri-creativo: la parola, proprio nell’esaurire il suo scopo, cioè contribuire alla trasmissione di un messaggio attraverso un canale fisico e, quindi, nel concludere il suo ciclo vitale, fa del suo fruitore non un mero ricevente della comunicazione ma, a sua volta, un ri-creatore di significato. Nessun nome esiste in natura: siamo noi, parlanti-utenti di un sistema semiotico, che scegliamo come definire qualcosa nel mondo, affidando a quell'oggetto determinate caratteristiche. Dando un nome creiamo la realtà, la plasmiamo tramite delle parole-azioni e in funzione di elementi contestuali imprescindibili (le caratteristiche culturali dell'ambiente, la natura e l'identità di chi nomina, la sua prospettiva sul mondo, le aspettative dei fruitori). Così il significato di una parola, codificato in una convenzione linguistica, può cambiare se cambiano i rapporti tra i parametri suddetti. È il fruitore di un processo di comunicazione che assegna il significato a un segno, a una parola: senza un interprete, una parola sarebbe un mero insieme di suoni.

L’intenzione è quella di trasformare il sito e l’insieme dei suoi eventi e proposte in una “start up a 360 gradi”: creatività e green economy, plasticità delle idee e riuso dei materiali, per nuovi modelli professionali e di vita.

Manuela Mariani
Dipartimento di Neuroscienze, riabilitazione, oftalmologia, genetica e scienze materno-infantili (DINOGMI)
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