Tecnologie innovative in chirurgia: principi etici nella realtà di un'organizzazione complessa

Tecnologie innovative in chirurgia: principi etici nella realtà di un'organizzazione complessa

"Quanto il medico è tenuto a fare per il malato" è la domanda legittima che sintetizza efficacemente il problema che la medicina di oggi è chiamata ad affrontare.
Per aiutare medici, operatori sanitari, studenti di Medicina, ma anche docenti, ad acquisire consapevolezza del problema, è stato organizzato nel pomeriggio di lunedì 24 ottobre, nella cornice del Castello Simon Boccanegra, presso l'IRCC San Martino-Ist, il convegno dal titolo "Tecnologie innovative in chirurgia: principi etici nella realtà di una organizzazione complessa".
Lo spirito dell'iniziativa è stato quello di offrire un contributo pratico alla questione, chiamando a colloquiare tra loro studiosi di varia formazione culturale, nel tentativo di infrangere le barriere disciplinari per impegnarsi in un’operazione di integrazione e "ricucitura" tra i diversi ambiti e competenze.
Hanno partecipato all'incontro esperti del nostro Ateneo e anche alcune personalità del mondo sanitario hanno portato il loro contributo. Ospite d'onore del pomeriggio è stato il professor Amnon Carmi, Direttore della Cattedra di Bioetica dell’UNESCO. Ciascun oratore, nell'ambito delle proprie competenze, ha esposto i problemi etici che tutti gli operatori nel campo della sanità si trovano ad affrontare, ed anche alcune possibili soluzioni. Nell'era della tecnica e delle possibilità offerte dal suo sviluppo, si evidenziano i paradossi e le contraddizioni di una medicina costretta da precisi vincoli economici che di fatto impediscono la fruizione di tecnologie o terapie innovative per tutti: quali allora i parametri che il medico deve tenere in considerazione? Se, infatti, nel passato l'agire del medico era guidato solo dal bene del paziente, ovvero dall'interesse clinico (modello paternalistico), oggi nell'attuale contesto etico deve "fare la cosa giusta", "nel modo giusto", secondo scienza, secondo il paziente e, anche, in conformità a parametri collettivi. Le linee guida, se accreditate e convalidate scientificamente, possono fornire uno strumento utile per meglio operare nel rispetto dei parametri economici, ricordando tuttavia che la Sanità non può essere amministrata basandosi esclusivamente su logiche finanziarie e gestionali, ma deve fondarsi sulla centralità del paziente e sull'umanità delle cure. Il principio personalista, che conferisce il primato della persona umana sugli interessi della scienza e della collettività, costituisce la direttiva di riferimento per l'attività di cura della persona ammalata. L'adozione di questo principio impone di valutare le conseguenze sociali di una decisione clinica presa nell'interesse di quel paziente affinché i vantaggi e gli svantaggi si ripartiscano equamente su scala sociale. Accanto all'irrinunciabilità del valore della salute, diviene altresì irrinunciabile il dovere di ogni singolo cittadino alla corresponsabilità. La salute è un bene e come tale va amministrato, adottando stili di vita equilibrati, non abusando di farmaci e non sottoponendosi a trattamenti non necessari che sottraggono risorse a chi ha reale bisogno di cure. Diviene pertanto una responsabilità allargata che coinvolge istituzioni, cittadini e medici e che richiede un'azione a più livelli che sensibilizzi culturalmente anche i cittadini ad un utilizzo responsabile delle risorse e i professionisti alla rinuncia ad una medicina "difensiva", il cui scopo principale è evitare la possibilità di un contenzioso medico legale, con particolare riguardo alle procedure chirurgiche.
La moderna bioetica può offrire un grande contributo per aiutare il medico a "fare i conti" con risorse economiche per forza di cose limitate. La bioetica, infatti, come riflessione morale, sollecita l'impegno dell'intera collettività a riflettere, ragionare e confrontarsi continuamente con il punto di vista di tutti i referenti (particolarmente dei soggetti più deboli). L'avvento di una medicina sempre più tecnologica e specialistica può infatti incidere pericolosamente nelle modalità di cura del paziente, escludendo pratiche un tempo fondamentali della cura come l'ascolto, la relazione, l'empatia.
In questo senso occorre ri-affermare l'importanza di una medicina intesa non come mera riparazione di corpi, ma come tutela integrale della salute dell'uomo intero, nella sua piena personalità morale e giuridica. Inoltre il medico non deve essere un esecutore passivo, ma neppure essere lasciato solo. Sono quindi necessarie logiche condivise tra i medici, gli amministratori, i politici.

Domenico Palombo
Dipartimento di scienze chirurgiche e diagnostiche integrate
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