La Fermata

La Fermata

di Stefano Pansini (De Ferrari Editore)

Dedicato agli specializzandi il coraggioso esordio letterario del cardiochirurgo Stefano Pansini


Prima dell’invasione di smartphone, tablet, ipad, ipod ed altri devices “always connected”, il viaggio in treno rappresentava, per molti, un’occasione privilegiata per leggere e, quando il tragitto era lungo, per riflettere e meditare. Spesso il viaggio diventava allora un percorso a ritroso alla ricerca del proprio passato. Una situazione esistenziale magistralmente descritta dal poeta Valerio Magrelli in una raccolta di racconti dal titolo emblematico “La vicevita. Treni e viaggi in treno” (Laterza, 2009). E proprio da un viaggio in treno e più precisamente un treno che si ferma nelle campagne (forse) toscane, in una notte ovattata e piovosa, prende le mosse il racconto di Stefano Pansini. Durante questa interminabile sosta, l’autore ripercorre alcune tappe della propria vita: gli anni del Liceo e dell’Universtà, i primi passi in sala operatoria, interventi difficili e casi disperati, esperienze di ricerca, anni bui di malasanità, senza tralasciare alcuni episodi di vita familiare. Caterina, Albertino, Giuseppe, Clelia, Stefano, Cristiano sono i protagonisti di questo libro, insieme a numerosi altri pazienti, di cui l’autore non parla direttamente. Accanto a loro, naturalmente, ci sono medici e infemieri. In particolare, alla “strumentista” – leggi Elisabetta, Monica, Paola, Cinzia, Camilla - è dedicato un brano assai significativo. Né poteva mancare una coraggiosa riflessione sulla professione medica: Dobbiamo guardare al malato e non alla malattia. La sfida contro l’evento patologico, contro la lesione, è una battaglia tecnica. E come ogni tecnologia, per quanto avanzata, arriverà sempre a dei limiti ben precisi che non potremo superare. Noi siamo drammaticamente sbilanciati su questa medicina tecnologica e sempre meno sensibili agli aspetti umani. Numerosi sono gli spunti di riflessione sulla professione medica sapientemente distribuiti nel flusso narrativo che coinvolge il lettore con leggerezza, cullandolo, per così dire, come il dondolio di un treno. Equilibrato e ben costruito, il libro di Pansini offre uno spaccato ricco di umanità e di saggezza, laddove si manifesta una sintesi felice fra plot narrativo, ricordi e riflessioni. Da scrittore smaliziato – ma lui giura che è tutto reale - l’autore ci riserva anche un colpo di scena finale, un inaspettato incontro con un amico speciale, che gli consente di ritrovare sé stesso. Un libro da gustare pagina dopo pagina, un implicito elogio della lentezza per capire che a volte, nella vita, una fermata non è una perdita di tempo ma piuttosto il contrario. Per gli studenti di medicina, poi, rappresenta indubbiamente un utile “sussidiario spirituale” per affrontare, con umanità e consapevolezza, una professione che troppo spesso, per eccesso di tecnicismo, dimentica la sua vera finalità.

Riccardo Grozio
Giornalista

 

Stefano Pansini è nato a Santa Margherita Ligure nel 1954. Liceo classico e poi laurea in medicina a Genova. Specializzato in cardiochirurgia e in chirurgia toracica, lavora per molti anni a Torino all’ospedale Molinette. Poi è uno dei chirurghi iniziatori della cardiochirurgia ad Alessandria. Da circa dodici anni lavora a Genova, cardiochirurgia dell’ospedale San Martino. È sposato e padre di una figlia. Da sempre, nel tempo libero, si dedica principalmente al mare e alla pratica della vela.

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